venerdì 30 dicembre 2011








Un altro anno passa e se ne va
di Anna De Santis


Piano come la neve, senza far rumore
un altro anno è passato
ed il tempo tra le mani si è sciolto
a goccia a goccia e non l'ho raccolto
pensando... domani
e ricordi appena... ma con tanto amore.
Avrò un anno in più
ed altre cose da raccontare
dolori e gioie nel mio cuore
e tante lacrime come perle da conservare.
Vedo i miei bimbi crescere
li vorrei ancora cullare
ma la vita vola, non la puoi fermare
libera come un uccello
che volteggia nel cielo, non si fa guidare
puoi solo starla a guardare
mentre tutto scorre e la vedi passare...
Incontra cieli tersi
o nubi pronte alle tempeste
mari calmi e montagne
alberi, deserti e prati in fiore
ma continua a volare.
Un anno in più, ma siamo ancora tutti insieme
è già un regalo la serenità
non voglio altro, e per quest'altro anno
quello di cui ho bisogno è tutto qua.


giovedì 15 dicembre 2011






Lettera a Gesù
M. Lodi
 
Caro Gesù,
dà la salute a Mamma e Papà
un pò di soldi ai poverelli,
porta la pace a tutta la terra,
una casetta a chi non ce l'ha
e ai cattivi un pò di bontà.
E se per me niente ci resta
sarà lo stesso una bella festa.





Il mago di Natale
Gianni Rodari

S'io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l'alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all'Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po' di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.

Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.

In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d'ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an'roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s'intende.

In piazza San Cosimato
faccio crescere l'albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l'albero del panettone
in viale Buozzi
l'albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.

Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all'albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?

Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.

Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.

Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.

Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l'albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.

Però non lo sono
che posso fare?

Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.
 

martedì 13 dicembre 2011



 



Le Stelle d'Oro
di J. e W. Grimm

Era rimasta sola al mondo. L'avevano messa sopra una strada dicendole: - Raccomandati al cielo, povera bimba!
E lei, la piccola orfana, s'era raccomandata al cielo! Aveva giunte le manine, volto gli occhi su, su in alto, e piangendo aveva esclamato: - Stelle d'oro, aiutatemi voi!
E girava il mondo così, stendendo la manina alla pietà di quelli che erano meno infelici di lei. L'aiutavano tutti, è vero, ma era una povera vita, la sua: una vita randagia, senza affetti e senza conforti.
Un giorno incontrò un povero vecchio cadente; l'orfanella mangiava avidamente un pezzo di pane che una brava donna le aveva appena dato.
- Ho fame - sospirò il vecchio fissando con desiderio infinito il pezzo di pane nelle mani della bimba; - ho tanta fame!
- Eccovi, nonno, il mio pane, mangiate.
- Ma, e tu?
- Ne cercherò dell'altro.
Il vecchio allora la benedisse: - Oh, se le stelle piovessero su te che hai un cuore così generoso!
Un altro giorno la poverina se ne andava dalla città ala campagna vicina. trovò per via una fanciulla che batteva i denti dal freddo; non aveva da ricoprirsi che la pura camicia.
- Hai freddo? - le domandò l'orfanella.
- Sì, - rispose l'altra - ma non ho neppure un vestito.
- Eccoti il mio: io non lo soffro il freddo, e se anche lo sento, mi rende un po' meno pigra.
- Tu sei una stella caduta da lassù; oh se potessi, vorrei... vorrei che tutte le altre stelle ti cadessero in grembo come pioggia d'oro.
E si divisero. L'orfanella abbandonata continuò la strada che la conduceva in campagna, presso una capanna dove pensava di riposare la notte, e l'altra corse via felice dell'abitino che la riparava così bene.
La notte cadeva adagio adagio e le stelle del firmamento si accendevano una dopo l'altra come punti d'oro luminosi. L'orfanella le guardava e sorrideva al ricordo dell'augurio del vecchio e di quello uguale della bimba cui aveva regalato generosamente il suo vestito. Aveva freddo anche lei, ora; ma si consolava perché la cascina a cui era diretta non era lontana; già ne aveva riconosciuti i contorni.
- Ah sì! - pensava: - se le stelle piovessero oro su di me ne raccoglierei tanto tanto e farei poi tante case grandi grandi per ospitare i bambini abbandonati. Se le stelle di lassù piovessero oro, vorrei consolare tutti quelli che soffrono; sfamerei gli affamati, vestirei i nudi... Mi vestirei - disse guardandosi con un sorriso; - io mi vestirei perché, davvero, ho freddo.
Si sentì nell'aria un canto di voci angeliche, poi il tintinnio armonioso di oro smosso. La bimba guardò in alto: subito cadde in ginocchio e tese la camicina. Le stelle si staccavano dal cielo, e , cambiate in monete d'oro, cadevano a migliaia attorno a quell'angioletto che, sorridendo, le raccoglieva felice:
- Sì, sì! Farò fare, sì, farò fare uno, no... tanti bei palazzi grandi per gli abbandonati e sarò il conforto di tutti quelli che soffrono!
Dal cielo, il soave canto di voci di paradiso ripeteva: - Benedetta! Benedetta!
 


.::: La storia di  Judeke  :::.
Judeke viveva solo in un ospizio, ma era conosciuto in tutto il paese per il suo violino; aveva un modo tutto particolare di suonarlo, senza virtuosismi, ma traendone note di una tale dolcezza che incantava anche i semplici contadini che non avevano l'orecchio musicale. Tutti gli a
nni, il giorno della vigilia di Natale, Judeke faceva il giro delle chiese del paese, suonando davanti al Presepio, e a mezzanotte accompagnava la messa di Natale.
Quel vecchietto magrolino, che sembrava aver raccolto tutte le sue energie a farsi crescere una barba bianca lunga fino a terra, era diventato per tutti parte integrante della festa di Natale, come personaggio del Presepio. I paesani riconoscevano da lontano il suo lungo pastrano nero che contrastava con la barba e il violino che teneva sempre sotto il braccio perché l'astuccio aveva perso la maniglia chissà quanto tempo prima. Soprattutto i bambini lo amavano e si tenevano pronti fin dal mattino davanti alla prima chiesa, aspettandolo con impazienza per accompagnarlo nel suo giro abituale. Judeke entrava in chiesa, si metteva davanti al Presepio, estraeva il violino e cominciava a suonare. I bambini lo accompagnavano cantando i canti tradizionali e lo ascoltavano rapiti.
Passavano gli anni. I bambini diventavano grandi ed altri bambini li sostituivano per accompagnare Judeke di chiesa in chiesa la vigilia di Natale.
Passavano gli anni e Judeke trascinava sempre più faticosamente le gambe, ma quando suonava era ancora Judeke di sempre, perché il tempo non aveva intaccato la sua musica. Giunse un anno in cui Judeke non si presentò all'appuntamento della vigilia di Natale.
I bambini erano già schierati fin dalla mattina all'entrata della prima chiesa, dalla quale Judeke cominciava abitualmente il suo giro. Passarono le ore, passò la giornata e, Judeke non venne. Arrivò la sera e i bambini andarono pieni di apprensione alla messa di Natale. La messa iniziò e Judeke ancora non si vedeva.
I bambini durante la cerimonia mormoravano "verrà certamente, é in ritardo ma verrà." E si voltavano ogni momento a guardare verso la porta. La messa finì, la gente si avviò all'uscita, e i bambini rimasero in gruppo seduti sui banchi della chiesa.
Era tardi, il sagrestano voleva spegnere le luci, chiudere e andare a dormire, ma i bambini rifiutavano di muoversi. Ed ecco un accordo di violino vibrò nella penombra;
Judeke era arrivato e suonò per i bambini nella chiesa ormai vuota.
Quando l'accompagnarono all'uscita si accorsero che il suo passo era malfermo; la neve cadeva in grossi fiocchi bianchi ed il vecchio riuscì con molta fatica a raggiungere la sua stanzetta, mentre una bambina piccola piccola gli portava il violino e il cilindro. "Judeke guarisci!" dissero i bambini.
Quello fu l'ultimo Natale di Judeke, ma i bambini lo ricordano come il più dolce.



Luce, Pace, Amore
di L. Housman

La pace guardò in basso
e vide la guerra,
"Là voglio andare" disse la pace.

L'amore guardò in basso
e vide l'odio,
"Là voglio andare" disse l'amore.

La luce guardò in basso
e vide il buio,
"Là voglio andare" disse la luce.

Così apparve la luce
e risplendette.

Così apparve la pace
e offrì riposo.

Così apparve l'amore
e portò vita.








A chi di competenza

Ad ogni natale si chiedono "cose":
salute, affari, amore
ciascuno secondo esigenza…
Ad ogni natale speriamo "che cambi":
si scrivono letterine
si usa la carta di credito
si mette mano ai salvadanai
per rinnovare la girandola dei regali.
Tutto giusto, tutto bello,
tutto nella tradizione:
ma io… ma io…
Nel sacco accanto al camino
nella cesta sotto l’albero
nella capanna del presepe
desidererei trovare
un nuovo me stesso
che sapesse vedere tutti voi
ed il mondo intero
con occhi e cuore diversi.













Un bambino che nasceSanti




Un bambino che nasce, è come un fiore
che schiude i suoi petali.
Ma se il vento infuria e
pioggia e grandine offendono il suo stelo,
copritelo, o mamme, vigilate
perché non si disperda il suo profumo.
Ad aver cura di un bimbo
basta l'amore. 

lunedì 12 dicembre 2011










Auguri


            
    Son piccoletto e biricchino
    Ma ho tanto buono il cuoricino.
    E per Natale so ritrovare
    Cose bellissime da augurare.
    Per te, mamma dal dolce viso,
    la nostra casa un Paradiso.
    Il babbo immerso nei suoi affari
    Abbia salute e anche i denari.
    A tutti Voi conceda Iddio
    Un cuore buono, un cuore pio.
    Che devo dire non so più...
    Ci benedica il buon Gesù!






Babbo Natale
Babbo Natale
quest'anno verrà
e nel suo sacco che ci sarà?
Treni blú, bambole grandi
Macchine rosse e telefoni gialli
E pennarelli di tutti i colori
Per fare un fiore nel cielo là fuori.
E adesso è ora di andare a letto
E mentre dormo tu scendi dal tetto
Per lasciare i doni a tutti i bimbi buoni
.







Io son Dicembre

Io son Dicembre, vecchietto, vecchietto,
l'ultimo figlio dell'anno che muore.
Ma quando nasce Gesù benedetto
reco nel mondo la pace e l'amore.
Porto col ceppo girando i camini
dei bei regali ai bimbi piccini.
 

domenica 11 dicembre 2011




Gesù Bambino
Sono nato nudo, dice Dio, perchè tu sappia spogliarti di te stesso.
Sono nato povero, perché tu possa soccorrere chi è povero.
Sono nato debole, dice Dio, perché tu non abbia mai paura di me.
Sono nato per amore, perché tu non dubiti mai del mio amore.
Sono una persona, dice Dio, perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso.
Sono nato perseguitato, perché tu sappia accettare le difficoltà.
Sono nato nella semplicità, perché tu smetta di essere complicato.
Sono nato nella tua vita, dice Dio, per portare tutti alla casa del Padre.
(Lambert Noben)





QUELLA VOLTA CHE BABBO NATALE NON SI SVEGLIÒ IN TEMPO
di Thomas Matthaeus Muller
Hubert, l'anziano Babbo Natale, saltò giù dal letto: accipicchia, non si era svegliato in tempo!

Era già la vigilia di Natale, e non c'era ancora nulla di pronto, nemmeno un pacchettino! 
Dappertutto sul pavimento erano sparse in disordine le molte letterine di Natale che il postino 
aveva fatto passare attraverso una fessura della porta.

Quasi contemporaneamente qualcuno bussò alla porta e la renna Max, 
fedele assistente di Hubert, entrò puntuale come ogni anno. 
"E che cosa faccio adesso?" si lamentò Hubert. 
"La sveglia non ha suonato!" "Chiedi a Otto, il mago, se può fermare il tempo, 
cosi tu potresti procurarti ancora tutti i regali", suggerì la renna Max.

"Otto sa soltanto far apparire conigli dal cilindro!" brontolò arrabbiato Hubert. 
"E per di più soltanto bianchi!" "Allora portiamoci dietro la cassa dei travestimenti", disse la renna Max. 
La cassa dei travestimenti era un baule enorme e pesante, 
piena di vecchi costumi, fazzoletti colorati, cappelli, scarpe e scialli che Hubert, 
anni prima, aveva ricevuto in regalo da una compagnia teatrale.

Quando la caricarono sulla slitta questa si ruppe nel mezzo. 
"E adesso che faccio?" si lamentò Hubert. "Portiamola a mano." sbuffò la renna Max, 
si sfregò gli zoccoli prima di mettersi al lavoro e trasportarono la cassa
 così per tutta la strada fino in città... per fortuna era in discesa. 
Tutti i bambini stavano già aspettando con ansia i regali di Natale.

Ma quell'anno Hubert e Max, al posto dei regali, fecero una divertente rappresentazione teatrale. 
E non ebbero niente in contrario quando, uno dopo l'altro, i bambini si misero anch'essi a recitare. 
Si narrava di un Babbo Natale stanco e arruffato... e l'inizio faceva cosi:

Hubert, l'anziano Babbo Natale, saltò giù dal letto ... accipicchia, non si era svegliato in tempo





È la notte di Capodanno,
e la Piccola Fiammiferaia è in strada, al freddo, a vendere fiammiferi.
Non ne ha venduto ancora neppure uno;
sta gelando ma non osa tornare a casa perché
teme la reazione che il padre avrebbe
vedendola rientrare senza un soldo di incasso.
Cercando disperatamente di scaldarsi,
la Piccola Fiammiferaia inizia ad accendere qualche fiammifero.
Per ogni fiammifero acceso, un'immagine appare davanti a lei,
sparendo poi quando la fiamma si spegne;
prima le appare una stufa, poi un tavolo imbandito,
poi un albero di Natale.
Quando una stella cadente attraversa il cielo,
alla Piccola Fiammiferaia torna alla memoria la nonna,
che era solita raccontarle che ogni stella cadente è un'anima che vola in Paradiso.
Accendendo un nuovo fiammifero, la bambina vede sua nonna;
per prolungare quella visione, accende velocemente tutti i fiammiferi.
Quando anche l'ultimo fiammifero si spegne,
la Piccola Fiammiferaia sogna di essere portata in cielo dalla nonna.
Il suo corpo senza vita viene ritrovato nella neve,
con un sorriso in volto e un mazzetto di fiammiferi spenti in mano.

sabato 10 dicembre 2011








Natale oggi!
di Augusto Torre
 
 Le luci variopinte,
nei negozi
battono strade illuminate
al neon,
sovraffollate.
La gente ha fretta
non può stare
un minuto a pensare
ad ascoltare il cuore.
“Per mamma questo
e quest’altro per il nonno,
un pacchetto modesto
per il tale
così sarà contento
il giorno di Natale”.
E’ tutto bene in mostra,
già scelto
impacchettato,
infiocchettato,
così bene,ch’è peccato
aprirlo, e lo si acquista
così confezionato.
Che ci sarà?
Doppia sorpresa: a chi lo riceve
a chi lo dà.





Adesso è Natale:
sui picchi dei monti e nelle valli
c’è l’atmosfera dolce della festa
che tutti cuori induce ad esultare.
Ci soffermiamo un attimo a pensare
e vediamo che i propositi son buoni:
i poveri e gli afflitti vogliamo aiutare
ché sulla cruenta terra che abitiamo
con luce Divina è giunto il Salvatore.
Anche quest’anno, tradizione vuole
che noi ci si interessi del fratello
che accanto alla nostra abitazione
vive di fatiche e stenti, nel dolore:
così è di oggi, l’essere più buoni!
Egli è venuto per salvare il mondo
è nato nella culla del perdono
per sanar le nostre putride ferite;
per portare al debole il conforto.
È nella fede che ci insegna
a trovare la sua luce, nel dolore;
è nato per redimere il peccatore
per portar la pace nel cuore del violento;
togliere agli afflitti le pene del cuore.
È nato per portare nuova vita
dove non esiste più speranza;
per ridarci la gioia dell’Amore
e noi, dobbiamo farne tesoro.
Facciamo sì che sia un Natale diverso:
preghiamo che venga un tempo migliore
e non il buonismo di un solo giorno
ma che ci entri il Natale nel cuore!

Era lei, la neve
di Evgenij Evtusenko

E un mattino
appena alzati, pieni di sonno,
ignari ancora,
d'improvviso aperta la porta,
meravigliati la calpestammo:
Posava, alta e pulita
in tutta la sua tenera semplicità.
Era
timidamente festosa
era
fittissimamente di sè sicura.
Giacque
in terra
sui tetti
e stupì tutti
con la sua bianchezza.


La neve cade
Boris Pasternak

La neve cade, la neve cade
Alle bianche stelline in tempesta
Si protendono i fiori del geranio
Dallo stipite della finestra:
La neve cade e ogni cosa è in subbuglio,
ogni cosa si lancia in un volo,
i gradini della nera scala,
la svolta del crocicchio.
La neve cade, la neve cade,
come se non cadessero i fiocchi,
ma in un mantello rattoppato
scendesse a terra la volta celeste.
Come se con l'aspetto di un bislacco
Dal pianerottolo in cima alle scale,
di soppiatto, giocando a rimpiattino,
scendesse il cielo dalla soffitta.
Perché la vita stringe. Non fai a tempo
A girarti dattorno, ed è Natale.
Solo un breve intervallo:
guardi, ed è l'Anno Nuovo.
Densa, densissima la neve cade.
E chi sa che il tempo non trascorra
Per le stesse orme, nello stesso ritmo,
con la stessa rapidità o pigrizia,
tenendo il passo con lei?
Chi sa che gli anni, l'uno dietro l'altro,
non si succedano come la neve,
o come le parole d'un poema?
La neve cade, la neve cade,
la neve cade e ogni cosa è in subbuglio:
il pedone imbiancato,
le piante sorprese,
la svolta del crocicchio.





Grazie oh Signore

di Silvano Montanari

Sui verdi campi e sui ruscelli argentei
cade silente l’atmosfera bianca e leggera:
coltre più candida, or, veste la Natura:
stelle magiche di ghiaccio si procura.

L’ora che passa raggiunge la sua meta
ove si perdono gli eventi già vissuti
festanti, tutti uniti, nella tarda sera
si canta un inno che funge da preghiera.

Il Creatore del Mondo, giunto sulla scena
in quella mangiatoia riscaldata a fiato
inizia il suo cammino fra noi Uomini
a insegnarci la bellezza del Creato.

La Fede, è la nostra risorsa migliore
ci aiuta a definire il nostro approdo
in mezzo a questo mare tempestoso
che nel gorgo della vita ci trascina.

L’inizio e la fine, l’alfa e l’omega:
a Lui, si avvicinano i martiri e i Santi
nel gaudio del cielo, si ispirano i poeti
gioia, è veramente tanta, questa sera.

S’illumina di quest’astro l’atmosfera;
di ninnoli brillanti si riveste il cielo;
cantano gli Angeli tutti quanti in coro
dolci litanie nell’Anima dei peccatori.

È arrivato tra di noi il figlio di Dio
a calmare nell’Uomo, dell’Anima i dolori;
a scrivere nel taccuino del Divino
la grande fede ed il profondo Amore:
grazie di essere venuto, mio Signore!i

lunedì 5 dicembre 2011








Filastrocca per tutti i bambini,
per gli italiani e per gli abissini,
gli americani ed i francesi,
per quelli neri come il carbone,
per quelli rossi come il mattone,
per quelli gialli che stanno in Cina
dove è sera se quì è mattina,
per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci,
e dormono dentro un sacco di stracci
per quelli che stanno nella foresta
dove le scimmie fan sempre festa,
per quelli che stanno di qua o di là
in campagna od in città.
per i bambini di tutto il mondo
che fanno un grande girotondo
con le mani nelle mani
sui paralleli e sui meridiani.
G.Rodari


domenica 4 dicembre 2011

I NANETTI DI BABBO NATALE

Babbo Natale ha come aiutanti dieci nanetti. Ognuno ha un compito
ben preciso da fare. Di seguito le dieci filastrocche di Natale
dedicate a loro.
IL NANETTO DEL PULITO
Azzurrino è ben diverso,
calmo come un cielo terso.
Ama i bimbi ben lavati,
tutti lindi e profumati,
ma se un bimbo è un po' sporchetto
lui lo bagna per dispetto,
e perciò, mio tesorino,


lava, lava il tuo visino.
IL NANETTO DELLA PAPPA
Verdemelo è buffo e grasso,
mangia tutto con gran chiasso.
Ama tavole imbandite
e pietanze ben condite,
ma se un bimbo non ha fame
lui gli tira un bel salame.
E tu, adesso, mangia tutto:
pappa, ciccia ed un bel frutto.
IL NANETTO DELLA NANNA

Sempre stanco è Grigiolino:
non si alza mai al mattino.
Dorme sempre tutto il giorno,
sia in cucina che in soggiorno.

Si trasforma in fantasmino
se non fai il tuo pisolino.


Perciò gli occhi chiudi, dai!
e il fantasma non vedrai.
IL NANETTO DELLA SVEGLIA
Quando poi viene il mattino,
suo fratello Violaspino
s'alza sempre di buon'ora
per andare presto a scuola

e ai bambini senza fretta
suona forte una trombetta.
Perciò alzati, adorata:
la giornata è incominciata.
IL NANETTO DEI CAPRICCI

Aranciocco è allegro assai:
lui non piange quasi mai:
sempre pronto alla risata
che rallegra la giornata,
ma i capricci di un bambino
gli rattristano il visino.
Dai, non fare il capriccetto
che se no piange il nanetto.
IL NANETTO DELL'ORDINE
Rossolone è strano, sai?
Non sorride quasi mai.
Sempre serio è il suo viso:
vuole l'ordine preciso.
Fa versacci a tutto spiano
se il disordine è sovrano.
I balocchi presto, in fretta,
ben riponi, mia bimbetta.
IL NANETTO DELLE COCCOLE
Il più dolce e il più carino
è Bianchino, piccolino.
Lui controlla i più virtuosi
con la mamma affettuosi:
dorme solo se i bambini
danno tanti bei bacini.
Perciò abbracciami, su, svelta!
che Bianchino si addormenta.
IL NANETTO DEI COMPITI

Marroncino è sempre pronto
a studiare e a far di conto:
libri, penne e colori
sono tutti i suoi tesori,
e se un bimbo è un po' svogliato
lo colora verde prato.
Su, finisci il compitino,
fai contento Marroncino.
IL NANETTO DEL RISPETTO
Limondoro è un po' monello,
dispettoso e birbantello.
Lo scherzetto con lui tocca
a chi sempre mette bocca.
Se un bambino è sapientone
lui gli spruzza del limone.
Perciò adesso ascolta e taci
e alla mamma dai bei baci.
IL NANETTO DEI NANETTI




Il più forte e il più importante
è Nerino, gran birbante.
Lui vorrebbe comandare:
bimbi e nani controllare

e nell'ombra scura sta
e nascosto resterà
fino a quando un bel bambino
gli sorride sul visino. Perciò, bimba, ridi, dai!










Luci di Natale che brillano
Nella fredda notte di dicembre;
Alberi tutti vestiti con orpelli
Sono un bello spettacolo.

Presenta ed etichettate
E posto sotto l'albero;
Bambini guardano e si chiedono
Quello che può ricevere.

Gente che corre qua e là
Con poco tempo da condividere;
Molti hanno dimenticato
Perché il Natale è lì.

Tante cose da acquistare,
Tante cose da fare;
Avete smesso di pensare
Che Natale significa per voi?

Per alcuni significa solo soldi
E quanto può fare;
Per altri, solo un rituale,
Un gioco di dare e avere.

Natale è più di questo,
Una volta che tutti devono condividere;
Figlio di Dio fatto scendere su di noi,
I nostri peccati per lui da sopportare.

L'amore che ha dimostrato,
Il dono che egli ha dato;
Dovrebbe brillare sopra ogni altra cosa,
Ad ogni stagione natalizia.

  - Autore sconosciuto

 



Arriva Babbo Natale e che vuole dire
"Spero che hanno un grande giorno di Natale."

Una giornata piena di felicità, gioia e amore,
Con il pensiero riverente di Dio sopra.

Una giornata per apprezzare la vita che viviamo,
Non solo a pensare di doni che noi diamo.

Abbiamo fretta e corse 'til la spesa è stata fatta.
Ora, per rilassarsi e godersi il divertimento.

I piccoli in attesa di Babbo con gioia.
Una cosa meravigliosa per gli adulti da vedere.

Li abbraccio e li amo e dire loro "buona notte".
Faranno svegliare la mattina con gli occhi lucidi brillanti.

Presto - troppo presto - faranno capo per l'albero.
Ma, oh che gioia per voi e per me.

Buon Natale a tutti e quelli che stanno a cuore.
Che la vostra giornata sia riempita di calda allegria natalizio.